Il Monumento di Rambelli
Subito dopo la morte di Francesco Baracca vennero promosse iniziative per la celebrazione dell’eroe. Il 30 giugno 1918, giorno dei funerali nella città natale, sulle colonne de “La Vedetta”, periodico repubblicano lughese, si ipotizzava già la costruzione di un monumento a Baracca “sulla maggiore piazza di Lugo”. Fu quindi creato un comitato apposito, facente capo al sindaco di Lugo, per il reperimento dei fondi necessari. La sottoscrizione vide adoperarsi una pluralità di soggetti che andavano dai profughi del Veneto passando per singoli cittadini e gruppi industriali. Ben presto, nel settembre 1918, si rese necessaria l’istituzione di un comitato di coordinamento nazionale a Roma, sotto la presidenza dapprima di Vittorio Emanuele Orlando, presidente del Consiglio dei ministri, e in seguito di Emanuele Filiberto Duca d’Aosta.
Nel 1925, dopo alcuni anni caratterizzati da lungaggini burocratiche e discussioni, alcuni membri del comitato lughese si recarono a Roma per un colloquio con Mussolini, il quale li invitò a rivolgersi direttamente ad un artista di chiara fama, evitando inutili procedure concorsuali. Grazie all’intervento decisivo di Margherita Sarfatti, che suggerì a Domenico Rambelli di prendere in considerazione l’opportunità di progettare un monumento a carattere nazionale, e alle numerose lettere di incitamento da parte di Filippo Tommaso Marinetti, di Ugo Ojetti, di Massimo Bontempelli e del lughese Francesco Balilla Pratella, l’artista faentino accettò l’incarico. Reduce dalle prestigiose realizzazioni del Monumento ai Caduti a Viareggio e del Fante Dormiente a Brisighella, Rambelli iniziò un’intensa produzione di disegni e studi progettuali che coprirono gli anni dal 1927 al 1935. Inizialmente il sito dove collocare il monumento non era il centro cittadino. Si formularono più ipotesi, come il giardino pubblico antistante la stazione oppure, dopo il 1930, in prossimità del campo di aviazione a Villa S. Martino. Non sorprende perciò la presenza di schizzi e bozzetti relativi a una struttura circolare, a tempietto, con due gradinate, 34 colonne, quante sono state le vittorie di Baracca, e al centro la statua dell’eroe.
Stabilita definitivamente la sede del monumento nella Piazza XX Settembre, Rambelli puntò a una struttura monumentale, espressionista e simbolica, nella quale un’ala gigantesca e stilizzata fa da sfondo alla statua dell’eroe, posta su un basamento su cui sono riportate le date e le località delle vittorie. La figura diritta e massiccia di Baracca, è caratterizzata da un portamento assorto e da una descrizione sommaria degli elementi propria dell’aviatore: gli occhiali, il casco e la tuta.
Nel novembre del 1935, per la sistemazione del monumento, si dovette procedere a notevoli opere murarie, come lo sventramento e la ripavimentazione successiva della piazza.
Il monumento, inaugurato il 21 giugno del 1936 alla presenza del Duca d’Aosta e dei massimi gerarchi del regime, copre un’area di 1040 mq, interamente rivestita di travertino di Tivoli.
Sui fianchi dell’ala, alta 27 metri, sono scolpiti in bassorilievo i simboli dei reparti cui Baracca appartenne in Cavalleria e in Aviazione: il cavallino rampante col motto “Ad Maiora” ed il Pegaso, a testimoniare l’evoluzione di Baracca in cavaliere del cielo.
La statua raggiunge un’altezza di 5,70 metri e si erge su un masso cilindrico, dove sono scolpite, oltre alle già citate vittorie, fiamme stilizzate e la dedica “Baracca invitta ala d’Italia nella grande guerra” tra un’elica e una mitragliatrice.
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Il Museo Baracca rappresenta il punto di partenza di un itinerario cittadino che comprende il Monumento, progettato e ultimato nel 1936 dallo scultore faentino Domenico Rambelli, giudicato una delle massime espressioni della scultura italiana del Novecento, e la Sala Baracca nella Rocca Estense, prima sede museale, decorata dagli affreschi realizzati dal pittore Lucio Benini e dagli arredi lignei di Antonio Turri, entrambi artisti lughesi. Nel cimitero comunale è inoltre possibile visitare la Cappella sepolcrale della famiglia Baracca, al cui interno si può ammirare il maestoso sarcofago bronzeo che racchiude le spoglie dell’Asso. La nicchia absidale, ideata dall’artista Roberto Sella, presenta una decorazione musiva che si rifà al Liberty e all’Art Decò.